Pier Giorgio Pinna: nella terra dai mille contrasti sarà ancora più dura nehhh!
🌐 Sardegna domani #6: giornalista e saggista, Pier Giorgio Pinna fa un salto in avanti, gira lo sguardo alle spalle, rilegge il passato recente. La conclusione non lascia scampo: oggi è già domani.
🌒 Caos calmo, buio pesto
«Un deja vu con tanti retroscena allarmanti». Pier Giorgio Pinna sembra fare un grande balzo in avanti. Poi si ferma e volge lo sguardo indietro, come a voler leggere a posteriori il passato. «Da mezzo secolo, e forse più - racconta -, la Sardegna soffoca tra le arretratezze di sempre. E in questo caos calmo non sfuggono certo le responsabilità delle classi dirigenti, regionali e nazionali. C’è chi ha tirato la giacca all’austera Ichnusa da destra e chi l’ha fatto dal centrosinistra. Ma i risultati d’inefficienza e impotenza sono stati spesso analoghi, se si eccettua l’azione svolta come presidente di Giunta dal leader del Psd’Az Mario Melis, unico a tentare di far uscire davvero l’isola da paludi stagnanti restituendole una parvenza di autonomia».
«Per il resto: buio. Buio totale al di là dei soliti riflettori puntati qua e là dai ragazzi di contrapposte coreografie oggi virate verso peana digitali».
Sassarese classe 1956, ha cominciato a fare il cronista ad appena 21 anni. Ha esordito nel 1977 a Radio Sassari Centrale, una delle prime emittenti libere italiane. Dal 1978 ha lavorato al quotidiano La Nuova Sardegna, fino al 2015, ricoprendo nel tempo diversi ruoli: da collaboratore esterno a redattore capo. Per più di 30 anni, a partire dal 1984, è anche stato corrispondente dall’isola per il quotidiano La Repubblica.
Pier Giorgio Pinna mentre stringe la mano al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (sulla destra Franco Siddi, per anni segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana)
«Negli anni ‘70 - racconta il giornalista - mancava il lavoro e già scricchiolavano le ciminiere della grande industria. Chiudevano le miniere e le alternative tardavano a venire individuate. Ragazze e ragazzi stentavano a trovare occupazioni dignitose. C’era il caro affitti, gli interessi sui mutui casa volavano, le giovani coppie faticavano a sposarsi, i vecchi a sopravvivere». Autore di saggi e libri crossmediali, Pier Giorgio Pinna sottolinea che «affidarsi ai reparti ospedalieri sardi e alla sanità pubblica, senza ricorrere a privati e specialisti convenzionati, è un’impresa impossibile». «I trasporti interni, i servizi portuali e aeroportuali, le infrastrutture e addirittura le reti viarie delle città si rivelavano sempre più un disastro. La continuità territoriale? Una chimera. Le sinergie tra turismo, produzioni agro-zootecniche e artigianato? Inesistenti. La pesca? In perenne affanno. Di là da venire l’idea non peregrina che gli immensi i tesori archeologici e fossili potessero costituire risorse inesauribili».
«Servitù militari, basi, poligoni, test bellici invece crescevano a vista d’occhio. Così come speculazioni selvagge, cementificazioni, spopolamento d’interi paesi dell’interno, squilibri e disuguaglianze. Tutti cortocircuiti e black out in una terra da mille contrasti stratificati. In aumento, poi, e ancora di più in quel periodo, traffici di droga, tassi delinquenziali, rapimenti, assalti armati a banche e furgoni portavalori, faide, vendette, omicidi».
Vice presidente dell’Assostampa sarda per due mandati sindacali, prima nel 2004 e poi nel 2007, Pier Giorgio Pinna è autore del volume “La Sardegna prima della Storia. Dai dinosauri all'uomo” (Cuec, 2005), con prefazione dell’accademico dei Lincei Giovanni Lilliu e postfazione del giornalista Sergio Frau. A fine 2021, ha pubblicato (per le edizioni Mediando) le controcronache “Virus & Censure. Il contagio mediatico”, un reportage sociale e culturale sui mali della sanità, gli affari sporchi, i veleni dei media, i depistaggi, la corruzione, le notizie false...
Le copertine di due libri di Pier Giorgio Pinna
«E oggi?» è l’interrogativo che si pone lo stesso Pinna.
«Oggi è peggio di ieri - risponde con la sua solita lucidità di analisi -. Con due sole grandi variabili positive sulle quali le classi politiche regionali non hanno inciso: la flessione della criminalità tradizionale e la fine dei sequestri di persona a scopo di estorsione. In compenso, con l’arrivo di mafiosi e ‘ndranghetisti a decine nelle carceri isolane, le infiltrazioni delle cosche sui litorali - e non solo - si vedono di nuovo dopo i tempi del cassiere di Cosa Nostra Pippo Calò. In definitiva: tutto scorre allo stesso modo, nella stessa direzione, con le stesse complicità del passato o quasi. Nel frattempo si rafforzano nuove emigrazioni, nascono nuovi proletari, la new economy crea fabbriche liquide, migliaia di studenti fuggono verso università della penisola o all’estero, tantissimi loro coetanei li seguono con la speranza della dignità di un lavoro stabile con paghe non più da fame».
Collaboratore di associazioni d’impegno civile, attualmente Pier Giorgio Pinna insegna tecniche dell’informazione in scuole e università. Il suo sguardo attento e vigile verso i giovani, verso il futuro è perciò una costante.
«Ma il mondo dei Briatore e di Santanché - è l’amara conclusione di questa sua proiezione -, i divertimentifici, le città sarde della felicità, i dorati costacei e le figlie di Maria (De Filippi) resistono impavidi. Anche nell’isola dei disoccupati. Sembra ieri che Karim faceva luccicare Porto Cervo, Lady D animava le baiette della Maddalena, i Donà Dalle Rose erano i re incontrastati di Porto Rotondo. Invece è già domani: e per dirla con i nostri attuali governanti, senza B a Villa Certosa e soprattutto SENZA STAGIONALI, “sarà ancora più dura nehhh!”».
🎨 PausArte
Franco Rino Nanu, Donnortei, vaso di vetro colorato sotto il getto dell’acqua della fontana Donnortei, Fonni 2023
"Che fare?" Cito Lenin non per tornare "alla strategia del partito rivoluzionario del proletariato", però leggendo l'interessante articolo di P. G. Pinna, sui cinquant'anni di storia disastrosa della Sardegna, è opportuno porsi l'interrogativo di cui sopra. Anche perché diventa sempre più dura la "staticità" e la pazienza che contraddistingue l'indole di noi sardi. Diciamo pure che diventa sempre più pesante assistere a raduni e / o conclavi semiclandestini del centro sinistra, in cui discutono di tutto fuorché di programmi utili, non dico per coinvolgere ma almeno per suscitare un minimo di interesse da parte dei cittadini - elettori. Naturalmente mi riferisco agli elettori che ancora tali sono, nonostante una legge elettorale continui a tenerne lontani dalle urne tanti altri. Intanto il leghista Salvini, quello dell'Autonomia Differenziata - dell'Italia fatta a pezzi - sbarca in Sardegna per far conoscere la sua perentoria decisione: " Cavallo che vince non si cambia!" Avanti tutta con la lega sardo-lombarda.
E noi? Popolo antifascista e rispettoso della Costituzione cosa facciamo? "Che fare?" Direbbe Lenin.