L’immenso cielo stellato della Sardegna, tra miti, storia e credenze popolari
🌐 Il nuovo libro di Tonino Bussu, un viaggio nel mare magnum delle stelle
Uscito la scorsa estate (anno domini 2023), il nuovo libro di Tonino Bussu, L’incanto del cielo stellato. Storia, miti e credenze popolari della Sardegna, pubblicato da Alfa editrice di Quartu Sant’Elena, Cagliari (208 pagine, 15 euro), contiene anche una mia introduzione. Il volume (chi volesse può trovarlo in libreria oppure cliccando qui) è già stato presentato al pubblico in varie occasioni, a Ollolai prima di tutto, ossia a “casa” di Tonino, come pure a Cagliari e recentemente anche a Orani. Seguiranno ci certo altre presentazioni. Intanto propongo qui la mia riflessione che apre il viaggio tra le stelle del cielo di Sardegna in compagnia di questo grande affabulatore che è Tonino Bussu.
🚀L’incanto del cielo stellato
Il cielo sardo splende e racconta. Brilla e culla il tempo, lo accarezza, lo coccola, lo nutre. Illumina la notte di quest’isola antica e magica che è la Sardegna, come se anche la Sardegna fosse una stella viva e luminosa nel mare magnum aperto e infinito che inghiotte la Terra. È il cielo stellato che riflette la cultura di un popolo, la immagazzina e la proietta a futura memoria. Custode sicuro e prezioso, è lo stesso cielo stellato che ha sempre accompagnato la vita quotidiana dei pastori e degli agricoltori sardi, ieri; degli ingegneri, dei web master e degli influencer sardi, oggi. C’era e ci sarà sempre, questa volta celeste illuminata da mille e mille altri fari, vicini e lontani. Orologi appesi al cielo, a scandire passaggi, cesure, momenti, epoche e persino ere. A scandire ogni singolo giorno, ogni singolo istante. A dettare i tempi: il tempo della semina, il tempo della raccolta, il tempo della festa, il tempo del riposo.
Questo è il cielo sardo. Un libro aperto fin dalla notte delle origini. Oscurato e dimenticato, chiuso magari, addirittura cancellato dai dominatori di turno che hanno sempre tentato di annientare ogni forma di cultura endemica dell’isola dei sardi. Trascurato dagli stessi sardi, spesso, prima orgogliosi per le mitiche gesta dei protonuragici, poi succubi e arresi davanti ad altri cieli stellati: quello degli Egizi, dei Fenici, dei Greci e dei Romani. Meravigliosi tutti, non c’è dubbio. A dimostrazione che c’è un filo comune che li unisce tutti. Cieli diversi, eppure simili che, come i riti, le tradizioni, le fiabe, sono patrimonio comune, bandiera dell’Occidente ombelico del mondo. Ecco: è in questo solco che va inserito, visto e letto il cielo sardo. Come parte di una cultura più vasta, intrisa e contaminata dalle acque del Mediterraneo. Una visione senza frontiere, certamente.
Basta sfogliare queste pagine per intravvedere l’immensità del cielo e di quanto custodisce. Pagine preziose che rimettono in circolo storie, informazioni e curiosità che soltanto un generoso appassionato come Tonino Bussu poteva raccogliere e diffondere. L’ha già fatto attraverso il quotidiano “La Nuova Sardegna”, con una indimenticabile quanto attesa rubrica settimanale, “Il Sole, la Luna e le Stelle”. “L’Almanacco” di Tonino Bussu, nove, dieci anni fa, ormai. Lo fa adesso, nuovamente, con questo libro, “L’incanto del cielo stellato. Storia, miti e credenze popolari”, che riunisce e rielabora quegli interventi, li attualizza e li sistema come in un catalogo per facilitarne la lettura. Ordinati per gradi, i singoli “pezzi” sono come compagni di viaggio. A disposizione di chi vuole lasciarsi andare alle meraviglie del cielo stellato.
Non a caso Bussu apre con le “Pillole di storia dell’astronomia”: dal mito e dall’Odissea, da Archimede e Tolomeo, Talete e le piramidi, fino ai grandi studiosi arabi del Medioevo, all’archeoastronomia e alla meridiana a Olzai, a Greenwich, ai meridiani e ai paralleli, fino al fascino del cielo stellato che ha conquistato i bambini delle elementari di Furreddu, Nuoro.
Poi, via, immersione nel “Cielo stellato e credenze popolari”. Un vero e proprio scrigno di storia della Sardegna. È qui che emerge la differenza, che Tonino Bussu recupera un patrimonio altrimenti ad altissimo rischio di estinzione. Riti e usanze di quando si credeva che il comportamento delle persone potesse scatenare l’ira divina, di quando Santa Bibiana marcaiat su tempus, di quando «i giovani nei nostri paesi – scrive Bussu –, riuniti la sera attorno al fuoco, all’aperto, tra allegre libagioni, facevano le serenate alle ragazze e ghettaiant sas Terras Ruvias. Terra Ruvia Terra, a chie lia amus a imbatilare, a su Tale cun sa Tale». Tutto un altro mondo, se paragonato ai giorni nostri. Molto, molto interessanti i movimenti delle costellazioni: «Orione, il grande cacciatore greco e sos Bacheddos per i sardi, Cane Maggiore, per noi su Trubadore de sos Bacheddos, con la stella Sirio, s’isteddu de obresci, la più luminosa del cielo stellato, e Cane Minore, s’Avajone per i sardi con la splendente Procione». La costellazione del Toro in Sardegna è su Truvadore de su Gurdone, le splendide Pleiadi sono su Gurdone. Sa Mandra ’e sa crapita. Sos Sete Frades. Su Truvadore de sos sete frades. Corru ’e chervu.
Questo libro è anche un vocabolario. Uno scrigno di limba sarda.
La terza parte è interamente dedicata al Sole. Dai segni dello Zodiaco alla Grande Madre, dal calcolo del tempo nell’antichità (Paleolitico e Neolitico) ai rituali per il solstizio, dai Pastores de su chelu alle stelle e i contadini. La Luna, infine: l’astro più luminoso è al centro delle attenzioni della quarta e ultima parte del libro. Anche questa ricchissima di storie e curiosità che Bussu presenta, come suo solito, con un linguaggio lineare, accattivante, coinvolgente. Capitoli brevi, lucidi, chiari; pezzi di un più grande romanzo collettivo. Il guaritore di Ollolai, il fico del guaritore, la croce dell’Erchitu: sono perle di una cultura millenaria e popolare che è bene fermare sulla carta, questo è il grande merito di Tonino Bussu. «Quasi ogni paese della nostra isola – sottolinea l’autore – ha i suoi vecchi che hanno conosciuto cento e più primavere per cui la Sardegna si conferma sempre più come terra di centenari. Quando un tempo si arrivava a questi traguardi, gli altri anziani commentavano: “Eh, depiat essere naschiu in Luna bona!” E in effetti era proprio nato con la camicia. Ma ancora non ci hanno confidato l’elisir di lunga vita e qual è “sa Luna bona”». Luna buona, la buona stella di questo nostro cielo sardo, tanto stellato quanto misterioso e affascinante.
✒️ Poesia
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