Francesco Ottonello: un'isola aperta in un ballo che unisce
🌐 Sardegna domani #8: poeta e saggista, Francesco Ottonello sogna una Sardegna aperta e libera, una Sardegna immaginaria per superare la Sardegna di oggi svilita dal bieco profitto.
«Un’isola in cui i giovani imparano dagli antichi, e gli antichi dai giovani, che non emigrano forzatamente, ma restano nella continua partenza verso l’altro, tesi in un sogno di arcipelaghi». Francesco Ottonello intravede «un’isola libera, ovvero senza paura di essere, ma anche senza paura di non esistere più come isola, anche perché un’isola è sempre provvisoria».
Nato a Cagliari, classe 1993, ha vissuto a Milano dal 2015 al 2021, attualmente si divide tra l’isola, la Lombardia e l’estero. Poeta e saggista, Francesco Ottonello risponde così quando gli chiedo come immagina la Sardegna del 2030. «Un’isola aperta», dice. Isola aperta è anche il titolo del suo esordio poetico, una raccolta pubblicata nel 2020 dall’editore Interno Poesia e che ha già vinto il “Premio Gozzano” e il “Premio internazionale Città di Como” per la sezione Opera Prima (motivazione di Milo De Angelis).
«Questo libro inizia con un urlo» mette subito in guardia Tommaso Di Dio nella prefazione al volume. «Qualcosa che vuole trapassare i corpi e che viene invece assorbito dalla terra, in un silenzio più vasto, che ammutolisce»
il mio grido assorbito dalla terra dentro qualcuno, e niente, eppure, sari essere di parola è scrivere solo per un gesto
Così recita Sarai sterile tua madre morirà –
È la poesia che apre il libro Isola aperta (chi volesse può trovarlo in libreria oppure cliccando qui).
Poeta, dunque, Francesco Ottonello, ma anche fine studioso di letteratura (per il dottorato all’Università ha condotto una ricerca sulle elaborazioni del mito di Ganimede dalle fonti classiche alla letteratura italiana), «appassionato alle litterae, per mestiere» sottolinea lui. Uno che pesa, soppesa, spulcia e scandaglia ogni singola parola.
Gli chiedo come “immagina” la Sardegna del 2030, «per fortuna non come ritengo sarà o potrà essere nella realtà dei fatti - è la sua reazione più immediata -, ammesso esista immobile una realtà fattiva più del sogno». Dunque: «Quali immagini mi sorgono in mente… » riflette. «Vedo un’isola aperta, un’isola dal futuro remoto, che accoglie in circolo la diversità, come in su ballu tundu (sardana, in catalano), un ballo che unisce e rigenera nel rito aperto della mano stretta».
Tradotto in inglese, spagnolo, greco, portoghese e pubblicato in diverse antologie e riviste, a questo punto Francesco Ottonello cita la filosofa spagnola Maria Zambrano…
“Una isla es para la imaginación de siempre una promesa”.
«Più che di radici sarde - spiega subito Ottonello - parlerei quindi di rizomi aerei, più che di patrimonio sardo parlerei di sentori e risorse di Sardegna, che si agitano e si riproducono incessantemente, in mutamento, oltrepassando la musealizzazione asfittica di padri rigidi e immobili». «Vorrei proprio un’isola immaginaria - va avanti -, dalla mitologia ancora da ricreare, perché la Sardegna non ha ancora avuto il suo Omero né il suo Dante. E forse mai lo avrà».
Direttore del sito www.mediumpoesia.com, Francesco Ottonello è il primo autore sardo selezionato nei “Quaderni Italiani di Poesia Contemporanea”, a cura di Franco Buffoni, con Futuro remoto (XV Quaderno, Marcos y Marcos 2021, prefazione di Paolo Giovannetti).
«Ma cosa vuol dire, innanzi tutto, Sardegna?» si interroga il poeta.
La risposta arriva immediata. «La più antica fonte che attesta il nome di Sardegna o quello del suo popolo, in un alfabeto affine a quello ‘fenicio’ (ŠRDN), è l’iscrizione della Stele di Nora (IX-VIII a. C.), luogo in cui ho trascorso le estati della mia infanzia. Ma se si concorda con l’associazione dei Sardi al cosiddetto popolo del mare Shardana/Sherdana, si risale al millennio precedente, con attestazioni del nome nei geroglifici egizi e persino in cuneiforme nelle cosiddette Lettere di Amarna».
«Questi foni riverberano ancora nel nome del paese dei pozzi sacri, in cui nacque mio nonno materno Albino Ibba, nato nello stesso anno di Pasolini (1922): Sardara. Un sardo pastore e contadino, immigrato in Belgio a lavorare in miniera dopo la guerra, e poi tornato negli anni Sessanta alla sua Sardara».
Proprio a Pier Paolo Pasolini Francesco Ottonello ha dedicato una monografia uscita nel 2018 per l’editore Grin Verlag, Pasolini traduttore di Eschilo. “L’Orestiade”. Del 2022, invece, è il saggio Franco Buffoni un classico contemporaneo. Eros, scientia, traduzione (Pensa MultiMedia), Premio nazionale Forum Traiani 2023 per la Saggistica.
«Ma come posso immaginare un giardino-isola che ora non c’è - riprende fiato sul filo del racconto familiare -, se non nella svendita della terra al migliore industriale offerente, al vincitore militare di turno, al turista con più grana? La Sardegna svilita dal bieco profitto, e al contempo non in grado di far fruttare le sue risorse per le persone che la abitano, è una Sardegna senza immaginazione». «E quindi vorrei immaginare ancora - chiude Francesco Ottonello -: una Sardegna che accolga, cólta e selvaggia, che non ignori sé stessa e le sue risorse, antiche e giovani, e che non si faccia addomesticare dal primo domatore di turno, tornando a essere terra di indomabili anziani del futuro e giovani costruttori di tutto ciò che si rinnova tra stelle e pietre: luce, acqua e vento. Un’isola aperta».
✒️ Poesia
Francesco Ottonello ci regala una sua poesia inedita scritta qualche anno fa, attualissima in questo periodo di assurde guerre. Si intitola Ajo a sbentiare e si riferisce anche alle servitù militari in Sardegna (60% del totale nazionale con una popolazione pari al 2%). Grazie Francesco, a ti lu torrare in cosas de bonu (spero di ricambiare con belle cose) (l.p.)
Ajo a sbentiare
Ajo a sbentiare, intramus in su bentu
ovunque esce e non possiamo uscire
senza portare via un peso di pietra
imprigionati, in un’isola di vento
–
in questa terra, ajo a sbentiare
dimenticare, come diresti uscire
dal vento, prendere aria, rinsavire
impazzire nel vento per poi uscire?
–
sbentiare, mentre scrollo quell’attesa
che si frattaglia e mi induce al silenzio
–
partorito da una terra deposito
di scorie chimiche, porto di rombi,
aerei e bombe pronte per l’Oriente
mentre il turista si bagna e diverte
–
stuprate una terra, il pretesto è salvare
vicini orienti sverginati per sempre,
e una vita ci vorrà per sbentiare
questi parti che aggrumo mentre scrivo.
Francesco Ottonello